Il cimitero di Okunoin: vita e morte fra stele e stupa

In questo post visiteremo insieme il cimitero di Okuno-in attraverso le forti impressioni che mi ha offerto.
Ma prima di addentrarci fra i suoi sentieri vi spiego dove si trova il cimitero di Okuno-in e quale genere di cimitero sia.

Okuno-in è un tempio che si trova nella regione di Wakayama e più precisamente sul monte Koya; montagna su cui il fondatore della setta Buddhista Shingon, Kobo Daishi, fondò il suo primo centro dottrinale.
Okunoin e il monte Koya nel suo iniseme sono uno dei luoghi più sacri del Giappone.

Kobo Daishi (che si pensa non sia mai morto) sta in meditazione eterna nel tempio di Okuno-in, aspettando l’illuminazione e aiutando le anime nel loro cammino verso la salvazione.
Attorno al tempio si trova il cimitero oggetto del post con le sue circa 200.000 pietre commemorative, tombe, stele e stupa posate, dal periodo Edo ai nostri giorni, per chiedere l’ intercessione di Kobo Daishi. Le tombe appartengono a daimyo e samurai, personalità della cultura e dello spettacolo, attori di kabuki, compagnie industriali, famiglie facoltose e gente comune.
Il cimitero di Okuno-in è un luogo in cui ho percepito intensamente la forte dicotomia della vita e della morte e contemporaneamente la loro commistione e continuità.

Nel cimitero di Okuno-in, stele e stupa giacciono in mezzo alla vita, fra gli abeti di una foresta secolare, fra il canto degli uccelli e il frinire delle cicale (d’estate). Il suono della vita che contrapponendosi al silenzio della morte riempie gli spazi fra le pietre inanimate.

Sono pietre annerite dal tempo e incrostate da licheni e che contrastano con altrettante pietre coperte da muschio verde; un muschio tanto denso da trasformare il non vivente in un soffice cuscino vivente.
È la vita, che si prende il proprio spazio sulla morte e che offre base per la crescita di nuove vite.

E poi… Proprio le nostre vite sui viali rese a colori sgargianti da quelle pietre inanimate.

La vita dei visitatori che camminano chiacchierando a bassa voce; la vita della coppia che si tiene per mano; quella dei volontari che spazzano i viali e quella del bambino che gorgheggia vivacemente in braccio alla mamma.
In questo luogo dove l’uomo ha posato le sue pietre funerarie si percepisce un’atmosfera estremamente naturale e spontanea.

Tombe nuove in mezzo a stele secolari ci ricordano che le leggi della vita e della morte non mutano nel tempo, qualsiasi siano gli assetti politici e le mode. Stupa cento volte più alte di quelle del vicino sottolineano come l’ostentazione possa trasformarsi in cosa patetica. Di fatto la morte accomuna e livella ciò che in vita era differenza.

Nel cimitero di Okuno-in la nostra vita è presente più che mai e basta poco per notarla nella cura e amore con cui è stato ricostruito con le pietre, alla base di un albero, il fiume che le anime devo attraversare per raggiungere l’al di là con tanto di casetta in miniatura e pupazzo teruterubozo (per scongiurare il mal tempo); nella temari donata; nel rosso dei bavaglini, copricapo e mascherine fatti a mano e regalati alle statue di Jizo per proteggerlo e ringraziarlo. Jizo protegge noi umani dai fardelli dell’anima e aiuta i nostri bambini morti a conquistarsi il paradiso.

Fra il muschio del prato vedo una piccola stele in legno curiosamente scritta in italiano: “Per te mamma, che tu possa guarire presto”. Ci sono luoghi fuori dal tempo, dallo spazio e dalle barriere che noi uomini abbiamo costruito fra gli uni e gli altri. Siamo tutti uguali almeno nella morte e chiediamo da vivi le stesse cose, amiamo allo stesso modo.

L’ articolo è stato riadattato dal mio ex blog giapponeate.blogspot.com

4 pensieri riguardo “Il cimitero di Okunoin: vita e morte fra stele e stupa

  1. Il Koyasan per me è un luogo dell’anima, ci sono tornata più e più volte (e oggi anche attraverso il tuo articolo 😊 grazie!)

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