Cosa sono le temari
Le temari sono un prodotto dell’artigianato tradizionale del Giappone. Sono sfere di filo ricamate a mano ottenute modellando un nucleo fatto di pula di riso (momigara) avvolta in un foglio di carta giapponese (washi).
La parola temari è composta da due ideogrammi: 手(te) e 鞠(mari) sfera e può pertanto essere letta come sfera da tenere in mano.
Come si fanno le temari

Spiegare il metodo tradizionale per fare le temari in poche parole è riduttivo, ma giusto per darvene un’idea occorre:
– distribuire uniformemente il filo a formare una palla il più possibile sferica;
– dividere la superficie della sfera in meridiani, paralleli e altre linee aggiuntive. Queste linee costituiscono i punti di riferimento per fare il ricamo;
– ricamare la temari

Oggi la pula del riso non è facilmente a portata di mano e spesso le temari non vengono fatte secondo il metodo artigianale tradizionale ma a partire da un nucleo di polistirolo.
Cosa distingue le temari dalle palle di filo
La temari è un prodotto artigianale il cui valore intrinseco sta nel fatto di nascere attorno a un nucleo malleabile che viene modellato a sfera.

La sua confezione, pertanto, non può prescindere da questa realtà.
Una temari fatta avvolgendo il filo sulla superficie di una sfera di polistirolo (senza spessi strati di ovatta) è priva del carattere essenziale e valorizzante il prodotto artigianale e diventa una semplice palla ricamata.
Storia delle temari dalle origini a oggi
Le prime temari erano sferiche e arrivarono in Giappone dalla Cina fra il 500 e il 700.
Erano delle palle da calciare fatte con pelle di camoscio cucita.
Nel periodo Heian (794-1185) venivano usate come kemari (dal verbo keru: calciare e mari: sfera) dagli uomini di corte.
Alla metà del periodo Edo, nel 18 esimo secolo circa nascono le Goten mari, ovvero le temari del palazzo: temari in seta usate come gioco per le bambine della famiglia imperiale.

Quando il cotone si diffuse presso i ceti medi (mercanti e samurai sel XIX secolo), le temari divennero gioco anche per le bambine dei ricchi mercanti e proprietari terrieri. I ceti meno abbienti non potevano permettersi né seta né cotone e quindi non facevano le temari.
Allora, accanto alla funzione di gioco, le temari venivano fatte per augurare felicità e fertilità alle spose e crescita sana alle bambine. Facevano parte del corredo e venivano esposte insieme alle Hina durante la festa delle bambine: la festa per augurare salute e felicità alle bambine.

La tradizione di fare temari sparí quasi completamente nell’ immediato dopoguerra, non solo per il momento storico che la società giapponese stava attraversando, ma anche perché l’arrivo della celluloide e della gomma portò giochi e beni di consumo più duraturi e colorati.
Intorno agli anni sessanta, quando ornai le temari venivano fatte da poche nonne, nacque un movimento di portata nazionale, che riproponeva la rivalutazione dell’artigianato popolare e rurale quale patrimonio artistico e culturale (mingei undō) sulla cui scia venne recuperato interesse anche per le temari.
Pertanto, nacquero varie associazioni sia professionali che amatoriali per la preservazione dell’ arte delle temari.

Oggi la tradizione di fare temari è relativamente diffusa in Giappone e interessa persone di tutte le età.
Le temari vengono fatte da associazioni per la preservazione della tradizione, da gruppi amatoriali, da artigiani che ne hanno fatto il proprio mestiere e profitto. In particolare, le persone più giovani si cimentano in disegni moderni e tendono a fare temari piccolissime (mini temari) da usare come accessori.
Poiché io faccio temari, chi fosse interessato a saperne di più o imparare a farle può contattarmi all’indirizzo del blog.