Sedersi al mattino sull’engawa dei templi del complesso Daitoku ji in Kyōto è concedersi una parentesi fuori dal mondo. Guardare i giardini di pietra stimola spesso in me riflessioni, che esulano dal significato reale dei giardini stessi.
I fiumi di pietra scorrono placidamente celando la loro forza reale.
Lascia che scorrano dentro di te e fuori di te… E il dentro e il fuori non avranno più senso, perché saranno una cosa sola.
I fiumi di pietra lavano, purificano, leniscono, rigenerano. È il flusso della vita con la sua bellezza e con i suoi incidenti. La nostra vita costellata di dubbi che la turbano, come le gocce di pioggia perturbano la superficie del mare.


Quei giardini, ai miei occhi, divengono la vita con le sue pietre miliari, con i nostri punti fermi, le nostre certezze.
Si trasformano nella vita degli approdi interiori, quella dei travagli, delle tempeste o delle onde che la rendono interessante.


La nostra vita fatta di muschio e di pietre, di duro e di soffice. Di linee dritte e oblique al cui capo prima o poi dovremo arrivare.
Fatta di spazi infiniti, che ci danno respiro ma contemporaneamente ci impauriscono e di spazi limitati, che ci danno sicurezza eppure ci soffocano.
Fatta di spazi aperti, che sbirciamo stretti dalla morsa delle nostre abitudini.


La nostra vita fatta di tanti sassolini, nessuno importante, nessuno indispensabile.
Quei sassolini che presi uno per uno non reggono il paragone scenografico con i sassi grandi ma che tutti insieme formano un giardino bellissimo
Chi e cosa sono i sassi grandi … E quelli piccoli…
E per te, nel mare della tua vita…
Che cosa sono…
Grazie Nico.