Il Giappone da scoprire: fascino e mistero del tempio Kōshin di Sōja

Oggi vi porto a visitare Kōshinyama, un luogo decisamente poco conosciuto del Giappone ma assolutamente da visitare nei dintorni della città di Okayama e più precisamente a Sōja. Ho scoperto Kōshinyama per caso e sono rimasta ammaliata dal suo fascino. Yama in giapponese significa montagna ma qui si tratta di una collina alla cui sommità si trova un tempio immerso nel verde e nel silenzio. 

La salita al tempio è protetta dalle statue di due scimmie, una con la bocca aperta e l’altra con la bocca chiusa, come si addice ad ogni coppia protettrice dei templi sia buddisti che shintoisti. Le scimmie sono protette da un foulard e un bavaglino rossi fatti dalla gente che frequenta il tempio e il cui colore sbiadito mi fa pensare a quanta resilienza al tempo e alle intemperie queste statue abbiano dimostrato.

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Ultimi gradini al tempio. Si nota un soppalco che getta sulla scalinata e da cui si gode il panorama

Abbandoniamo il mondo profano e avviciniamoci a quello sacro oltrepassando il torii bianco e salendo per una scalinata interminabile, che porta al primo edificio del tempio. Tutto attorno è verde e silenzio, sembra che quella scala mi abbia portato in un mondo parallelo, a cavallo fra sogno e realtà…

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Qui ci attende una piccola sala in legno con il soffitto a cassettoni. Ogni cassettone è ornato da una tavola i cui disegni mostrano personaggi e animali mitologici o dello zodiaco cinese. Alcuni di essi sono recenti, segno che il tempio gode di donazioni nonostante l’aspetto generale piuttosto vetusto. Anche le catene di tsuru (gru) origami dai colori dell’arcobaleno posati in segno di augurio e preghiera ci dicono che il tempio è ancora attivo.

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Primo edificio del tempio con segni di attività: i cassetti dei mikuji, cioè i foglietti divinatori, le gru origami e il foglio dei riti Kōshin

Noto, attaccato a un vetro, un foglio scritto a mano e palesemente nuovo. È il foglio dove sono indicate le date dei riti kōshin. Sì perché questo è un tempio kōshin. Sapete cos’è il kōshin?

Kōshin è un culto antico di origine taoista e pervenuto in Giappone dalla Cina intorno al VII secolo. Nei secoli prese connotati propri sotto l’influenza del buddismo e dello shintoismo locale. Secondo il culto kōshin esistono giorni e annate funesti durante i quali vengono elaborati riti speciali atti a salvaguardare contro malattie e sfortuna.

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I giorni e gli anni funesti, secondo il calendario del Tao, sono i 57 esimi di un ciclo di 60 giorni o anni rispettivamente. Secondo l’antica credenza, in questi giorni tre vermi lasciavano il corpo dell’ospite che parassitavano abitualmente per salire all’imperatore del cielo e riportare tutte le trasgressioni e malfatte del proprio ospite. Lo facevano mentre l’ospite dormiva e poi ritornavano con le istruzioni per la punizione sotto forma di malattia e sventura.
Era pertanto pratica cercare di non dormire nella notte del kōshin per impedire ai vermi di lasciare il corpo!

Tuttavia, mentre in Cina la notte del kōshin era solenne e di meditazione, in Giappone, presso la corte Heian era momento di edonismo e solo in seguito a una “stretta” da parte delle sette buddiste, il kōshin si trasformò in un vero e proprio momento religioso dedicato a una divinità: Shōmen Kongō, messaggero presso la divinità suprema e protettore della salute degli uomini.

Proseguiamo la visita al tempio e saliamo la scale che ci porta al tempio superiore.

Il tempio superiore è molto simile a quello sottostante ed è protetto da molte statue di scimmia. Dietro al tempio si trova una stele di pietra raffigurante una deità a molte braccia, che io credo possa essere proprio Shōmen Kongō e un altro lavoro di arte rupestre che rappresenta Bishamon (una delle sette divinità della fortuna) di effetto scenico.

Ora vorrei che notaste una cosa…Per entrare al tempio, abbiamo passato un torii bianco, tipico dei templi shintoisti, ma Shomen Kongou è una divinità buddista e anche l’edificio con la campana (un po’ buia) della foto sopra è buddista…

Questo perché spesso in Giappone templi buddisti e shintoisti condividono lo stesso spazio e anche alcune divinità. La pratica iniziò al fine di fare accettare il buddismo ai suoi albori in Giappone.

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Questo tempio è pieno di statue di scimmia, vero?

Le scimmie erano e sono ancora oggi venerate come mediatori fra divinità e uomini, fra spirituale e terreno nella religione shintoista. E mentre il mondo buddista aveva individuato Shōmen Kongō come mediatore nella notte del Kōshin, quello shintoista individuò la scimmia. D’altronde i giorni e anni funesti del kōshin cadono nei giorni e negli anni della scimmia, secondo lo zodiaco cinese.

Si conclude qui la mia visita a questo tempio insolito, che mi ha offerto profumo di erba, silenzio, polmoni puliti e l’occasione di acquisire nozioni che non sapevo e che mi fa piacere condividere con voi.

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