La famosa poesia Uso (bugia) del poeta Shintaro Tanigawa è diventata un libro illustrato con i bellissimi disegni di Nakayama Shinichi. In questo post ve ne racconterò la magia, ma prima di ciò vi voglio dire due parole sulla poesia “Uso“, scritta nel 1988.

Attraverso le parole semplici di un bambino, la poesia esprime il peso interiore e il senso di solitudine che dire e celare una bugia comportano.
Questo messaggio cardine compare sulla copertina del libro (Edizioni Shufunotomo co. Ltd), che cita:
“ciò che diciamo a parole è una bugia ma il sentimento che accompagna la bugia stessa è assoluta realtà“.
La poesia sottolinea il confine sfumato che talvolta divide la realtà dalla bugia; l’uso della bugia per mantenere segrete bugie dette in precedenza o per nascondere noi stessi in un circolo vizioso di menzogne.
La magia delle illustrazioni del libro “Uso”
La mostra dedicata a “Uso” e alle sue illustrazioni originali si è tenuta alla libreria Keibunsha di Kyōto.
In un ambiente a luci soffuse, i quadri con le illustrazioni di Nakayama Shinichi spiccavano sul muro bianco illuminate da faretti.

Le linee pulite e morbide delle illustrazioni di Nakayama Shinichi riflettono magistralmente l’apparente semplicità delle frasi e il flusso del pensiero infantile.
L’assenza di linee di confine fra i colori esalta la mancanza di un reale confine fra la verità e la menzogna e fra un pensiero e l’altro.

Nakayama Shinichi ha saputo rappresentare l’aumentare della tensione, il complicarsi dei pensieri e i moti dell’animo del bambino attraverso il passare delle ore e il mutare delle condizioni meteorologiche, che passano da una giornata tranquilla alla pioggia torrenziale e dalla pioggia al sereno.
Finito il temporale metereologico e interiore arriva una decisione: «Comunque sia non mi scuso!». Ma la superficie di una pozzanghera riflette, tremolante, il viso del bambino e ne tradisce il turbamento.
Una discesa dallo scivolo e il tempo tornato sereno accompagnano la presa di coscienza:

Fino a quando non diremo più bugie occorrerà rassegnarsi a convivere con il fardello che esse comportano.