Il Giappone da scoprire: fascino e mistero del tempio Kōshin di Sōja

Oggi vi porto a visitare Kōshinyama, un luogo decisamente poco conosciuto del Giappone ma assolutamente da visitare nei dintorni della città di Okayama e più precisamente a Sōja.

Ho scoperto Kōshinyama per caso e sono rimasta incantata dal suo fascino. Yama in giapponese significa montagna ma più che di montagna occorre parlare di una collina che ospita due edifici costruiti a due altezze diverse delle sue pendici.

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Primo edificio del tempio con i cassetti dei mikuji, le gru origami e il foglio con le date dei riti Kōshin

Nel primo edificio ci sono segni che indicano che questo tempio è ancora attivo: i cassetti con i mikuji, foglietti divinatori; le catene di origami dai colori dell’arcobaleno posati in segno di augurio e preghiera e, attaccato a un vetro, un foglio con scritte le date dei riti kōshin. Sì perché, come dice il nome Kōshinyama, questo è un tempio kōshin. Sapete cos’è il kōshin?

Kōshin è un culto antico di origine taoista e pervenuto in Giappone dalla Cina intorno al VII secolo. Nei secoli prese connotati propri sotto l’influenza del buddismo e dello shintoismo locale.
Secondo il culto kōshin esistono giorni e annate funesti durante i quali vengono elaborati riti speciali atti a salvaguardare contro malattie e sfortuna.

I giorni e gli anni funesti, secondo il calendario del Tao, sono i 57 esimi di un ciclo di 60 giorni o anni rispettivamente. Secondo l’antico culto, in questi giorni, tre vermi lasciavano il corpo dell’ospite che parassitavano abitualmente per andare a riportare alla divinità del cielo tutte le trasgressioni del proprio ospite. Lo facevano mentre l’ospite dormiva e poi ritornavano con le istruzioni per la punizione sotto forma di malattia, sventura, accorciamento dell’aspettativa di vita.
Era pertanto pratica cercare di non dormire nella notte del kōshin per impedire ai vermi di lasciare il corpo!

Tuttavia, mentre in Cina la notte del kōshin era solenne e di meditazione, in Giappone, presso la corte imperiale del periodo Heian era momento di edonismo e solo in seguito a una “stretta” avvenuta nel periodo Kamakura ad opera delle sette buddiste, il kōshin si trasformò in un vero e proprio momento religioso dedicato alla preghiera a una divinità: Shōmen Kongō.

Shōmen Kongō era protettore della salute degli uomini e per tutta una serie di circostanze finì per diventare la divinità da pregare perché i vermi se ne stessero tranquilli. Oggi, nei rito Kōshin si prega per la salute.

La salita al tempio inizia con una gradinata ripida protetta alla sua base da due statue di scimmia, una con la bocca aperta e l’altra con la bocca chiusa, come si addice ad ogni coppia protettrice sia dei templi buddisti che di quelli shintoisti.


Le scimmie vestono foulards e bavaglini rossi fatti dalla gente che frequenta il tempio e il loro colore vivo o sbiadito dimostra una continua attenzione.

Passato il torii bianco e abbandonato, in parte, il mondo profano, continuiamo a salire lungo la gradinata interminabile, che attraversa boschi di conifere e bambù e ci porta in un angolo di mondo a parte.

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Ultimi gradini della salita al tempio; l’entrata al piccolo mondo a parte

Un angolo il cui colore è il marrone del legno e il verde della vegetazione circostante; il profumo è quello dell’erba e dei prati; il suono è il canto degli uccelli e del ronzare delle api. 

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Qui ci attende una piccola sala in legno con il soffitto a cassettoni, che vi ho descritto un prima.
Ogni cassettone è ornato da una tavola i cui disegni mostrano personaggi e animali mitologici o dello zodiaco cinese. Alcuni di essi sono recenti, segno che il tempio gode di donazioni nonostante l’aspetto generale piuttosto vetusto.

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Proseguiamo la visita al tempio e saliamo una seconda gradinata, che ci porta al tempio superiore.

Il tempio superiore è molto simile a quello sottostante ed è protetto da molte statue di scimmia. Dietro al tempio si trova una stele di pietra raffigurante una deità a molte braccia, che io credo possa essere proprio Shōmen Kongō, e un altro lavoro di arte rupestre che rappresenta Bishamon (una delle sette divinità della fortuna) con notevole effetto scenico.

Ora vorrei che notaste una cosa…Per entrare al tempio, abbiamo passato un torii bianco, tipico dei templi shintoisti, ma Shōmen Kongō è una divinità buddista…

Spesso in Giappone, i templi buddisti e shintoisti condividono lo stesso spazio e anche alcune divinità. La pratica iniziò al fine di fare accettare il buddismo ai suoi albori in Giappone. Nel periodo Meiji, Buddismo e Shintoismo furono scissi in quanto si proclamò lo shintoismo quale religione di stato.

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Questo tempio è pieno di statue di scimmia, vero?

Le scimmie sono mediatori fra divinità e uomini, fra spirituale e terreno nella religione shintoista. E mentre il mondo buddista aveva individuato Shōmen Kongō come mediatore nella notte del Kōshin, quello shintoista individuò la scimmia.
I giorni e anni funesti del kōshin cadono nei giorni e negli anni della scimmia, secondo lo zodiaco cinese e scimmia e Shōmen Kongō sono spesso rappresentati insieme.

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