La città di Uchiko si trova nella regione di Ehime (nello Shikoku) e fra il verde di boschi secolari che profumano l’aria di fresco.
Essendo un po’ fuori mano, è una delle mete ideali per chi vuole visitare il Giappone poco turistico pur non rinunciando allo spessore culturale.
Il centro storico di Uchiko è, infatti, patrimonio culturale della nazione e racconta di quando la città prosperava grazie alla produzione della cera.
In questo post potrai leggere circa:
- Le caratteristiche della cera di Uchiko
- La bellezza delle case di Uchiko
- L’ultima famiglia di maestri cerai
- La Uchiko del periodo Taishō
La cera bianca di Uchiko



Dalle bacche di hase alla cera
La cera prodotta a Uchiko era preziosa in quanto era estremamente bianca grazie a un metodo speciale messo a punto nel 19esimo secolo dal signor Honhaga.
Il metodo era segreto e portava alla formazione di flocculati bianchi che in giapponese sono detti rohana (蝋花), fiori di cera. Per questo, ho chiamato Uchiko “il villaggio dei fiori di cera” nel titolo.
Il candore della cera di Uchiko, la rendeva apprezzata e richiesta in tutto il Giappone, e all’estero. Fu una ricchezza infinita per la città, ma gli affari declinarono quando nei primi anni del 1920 venne introdotta la paraffina, altrettanto bianca ma molto meno costosa.
Nel 1924 la produzione della cera di Uchiko cessò completamente.
La cera giapponese si estrae dalle bacche di una pianta, toxicodendron succedaneum (in giapponese, hase).
Dalle bacche si estraeva un olio dal quale si otteneva il prodotto finito dopo un processo molto laborioso. Vediamo nella foto i tre prodotti: originale, intermedio e finale.
Le case di Yokaichi-gokoku: il centro storico di Uchiko
Molte delle case che fiancheggiano la strada principale del centro storico di Uchiko risalgono alla seconda metà del 1800 e ai primi anni del novecento e appartennero a mercanti e uomini d’affari, che in quel periodo si arricchirono grazie alla produzione e al commercio della carta e della cera.
Sono case in perfetto stato di conservazione e intonacate con calce bianca e terra locale di colore giallo chiaro, colori che donano alla strada storica un aspetto ampio e luminoso, non comune in Giappone.
Passeggiando per Uchiko, ho avuto la duplice impressione di camminare nel Giappone del periodo Edo (1603-1868) e di vivere nel presente attraverso i negozi frequentati dalla dente locale intenta alle proprie faccende quotidiane.
Ho avuto la piacevole percezione che la città non fosse ridotta a un mero museo del proprio passato illustre.
Le residenze dei magnati della cera di Uchiko
A Uchiko rimangono, in tutto il loro splendore, la residenza della famiglia Honhaga con le sue decorazioni estremamente ricche e la residenza della famiglia Kamihaga (che rilevò il business della cera nel 1861 dalla famiglia Honhaga), visitabile al suo interno.



La residenza Kamihaga è l’unica in Giappone a mantenere intatti gli edifici in cui veniva prodotta la cera.
Altri produttori di cera, una volta terminato il business, smantellarono gli stabilimenti ospitati nel retro delle proprie dimore per utilizzare lo spazio in altro modo.

La residenza Kamihaga, inoltre, ospita un museo dove si può imparare il processo di formazione dei fiori di cera e vedere agli strumenti del mestiere.

Tuttavia, la vita della cera e delle candele non è ancora del tutto terminata!
Il signor Omori e suo figlio, ultima famiglia di maestri cerai, producono da otto generazioni cera e candele artigianali mantenendone immutata la tecnica di produzione.
Ne parleremo in seguito.
Osservando i particolari decorativi delle case del centro storico di Uchiko

Nel centro storico di Uchiko (Yokaichi-gokoku) c’è tanto da ammirare.
Per iniziare, gli elementi elementi architettonici interessanti delle sue case.

La base dei muri e la parte sottostante le finestre sono protette dalle intemperie da piastrelle scure cementate con namako.
Molte case hanno annesse delle panchine pieghevoli che servivano per sedersi o come piano per vendere la merce (cercale fra le fotografie!).
Osservando l’ampiezza dei mushikomado (le finestre con la grata intonacata) è possibile comprendere il periodo di costruzione delle case.

I negozi hanno aspetto antico, quasi tutti hanno un noren (tendine a mezza altezza) alla loro entrata.
Vicino al negozio di candele artigianali del maestro Omori (vedi sotto) c’è un negozio dall’aspetto molto curioso, con posters e pubblicità retrò.
È il negozio Mori-Bun con i suoi annessi. Il negozio è attivo dal 1893 e produce uova sotto aceto e bevande fatte con uovo fermentato in aceto di riso o papaya. Vende anche miso e altri prodotti fermentati. Peccato fosse chiuso al momento della mia visita!

Visita all’atelier del maestro ceraio Omori
La famiglia Omori produce candele giapponesi tradizionali da duecento anni.
Ho visitato l’atelier artigianale Omori il cui aspetto minimale esalta le linee pulite delle candele allineate sugli scaffali.
Dietro a una vetrata, in un’atmosfera quasi sacrale, il maestro Omori era intento ad avvolgere la cera sciolta sopra alle candele in formazione.

La signora Omori, al banco, mi ha spiegato le caratteristiche eccezionali delle candele di Uchiko, che dipendono dallo stoppino il quale:
- essendo cilindrico risucchia l’aria dal basso e la veicola verso l’alto, acconsentendo una combustione ottimale;
- essendo di washi e cotone assorbe la cera sciolta impedendo alla candela di cambiare forma;
- essendo di giunco arrotolato non si consuma. Pertanto la fiamma aumenta di altezza con il tempo e occorre tagliare lo stoppino regolarmente con delle pinzette apposite.
La signora Omori mi ha raccontato queste cose con amore e con il sorriso di chi trova nella gioia di spiegare l’arte delle candele tradizionali, il significato più profondo dell’esistenza del negozio.
La Uchiko del periodo Taisho
Le cose, che ho visto a Uchiko non si fermano alle case di Yokaichi-gokoku, ma si protraggono oltre, in un altro quartiere della città. Qui incontriamo una storia più recente e cioè quella di Uchiko del periodo Taisho (1912-1926).

Il teatro per kabuki in legno (Uchiko-za) costruito nel 1916. È ancora funzionante grazie all’amore dei cittadini di Uchiko, che lo salvarono dalla demolizione ormai pianificata. Finito di restaurare nel 1985 ospita occasionalmente spettacoli di kabuki, Jōruri e rakugo (glossario alla fine del post).
All’esterno i suoi muri bianchi contrastano con i colori sgargianti degli stendardi e dei poster raffiguranti attori di kabuki.

Al suo interno seicento persone trovano posto sugli zabuton (cuscini) posati nella platea (uno zabuton per quadrato), costruita in leggera pendenza, o in doppia galleria. Sul palco la cortina con il classico albero di pino accentua l’aspetto austero dell’edificio. Se penso che doveva essere demolito mi viene la pelle d’oca.
l meccanismi per manovrare i cambi di scena e le comparse improvvise degli attori (carrucole, piattaforme rotanti e di elevazione) possono essere visitati nei sotterranei. Un tempo manovrati a mano sono ora azionati meccanicamente.

Vicino al teatro c’è un’ altra chicca: la casa del farmacista Sano e il suo negozio iniziato nel 1912. Oggi ospita il museo del business e stile di vita.
Di questa casa visitabile ho apprezzato le stanze in cui venivano conservate le polveri delle medicine. Ho imparato che le polveri venivano trasportate in casse di legno protette da stuoie in paglia.

La casa al suo interno è la tipica casa tradizionale dei mercanti benestanti del Giappone Taisho. Per rendere il tutto reale sono stati messi dei manichini di cera, di effetto discutibile, ma che spezzano quella sensazione di irreale regnante nella case antiche.
Per concludere, Uchiko è una città dello Shikoku poco frequentato, interessante e completa, che strettamente ancorata al presente offre uno scorcio vivido sulla vita del passato.
Glossario:
Jōruri è teatro di figura tradizionale, basato sull’animazione di bambole sofisticate accompagnato da suono di shamisien e narrazione.
Rakugo è un’arte di recitazione in cui un narratore racconta una storia in genere divertente o grottesca.
L’articolo e’ molto interessante. E’ preciso e circostanziato. Riesci a far vivere ciò che descrivi. Sono proprio le tue descrizioni oltre alle fotografie che illustrano l’articolo a trasportarmi in luoghi così lontani. Sarebbe molto utile leggerlo per chi volesse visitare il Giappone.