Siamo nel periodo più freddo dell’anno, quando di notte ghiaccia e parte del Giappone si ricopre di neve. Per l’antico calendario lunare, questo era il periodo daikan (dal 20 gennaio al 2 febbraio), del grande freddo.
Ho pensato quindi che fosse il periodo giusto per presentarvi il kotatsu: un oggetto atto a scaldare le persone.
Ma a dire il vero, il kotatsu è molto più di una stufa particolare e il perché lo vedremo alla fine del post. Prima vediamo quali sono i suoi componenti.
Com’è fatto un kotatsu moderno
Le componenti fondamentali del kotatsu sono tre: fonte di calore, coperta trapuntata (kotatsubuton) e telaio rettangolare e con gambe, che serve da supporto per la coperta e per la fonte di calore.
I kotatsu moderni sono elettrici. Hanno l’elemento riscaldante regolabile e montato in mezzo al telaio, con la faccia calda rivolta verso il basso, come si vede nella foto.



Una trapunta copre il telaio a scendere ampiamente sui quattro lati. Infine, un piano di appoggio è posato sopra alla coperta. Nei kotatsu più moderni il piano d’appoggio è munito di presa per la corrente e per la USB.
Seduti sui tatami o su un tappeto, con la coperta fino al busto, si sta veramente caldi!

Oltre a questo tipo di kotatsu mobile, okikotatsu, ne esiste un altro tipo infossato nel pavimento, quindi fisso e detto horigotatsu, da horu: scavare.
È costituito da una fossa riscaldata elettricamente e lo si vede nelle locande e nei ristoranti.
La gente si siede sui tatami e lascia penzolare le gambe nella fossa, come fosse seduto su una sedia.
I piedi sono appoggiati sul pavimento della fossa.
Molto di più di una stufa: perché si usa ancora il kotatsu
In Giappone (a parte nelle regioni più a Nord), le case non hanno il riscaldamento e vengono scaldate con aria condizionata e/o con stufe. La competizione fra le varie marche è feroce e la tecnologia dietro alla costruzione di stufe e condizionatori d’aria è veramente di alto livello.
Nonostante ciò, il kotatsu è sopravvissuto a pavimenti riscaldati ed elettrodomestici accattivanti senza subire variazioni rivoluzionarie dalla sua nascita nel XV secolo.
Il Kotatsu è ancora molto usato dai Giapponesi non per amore della tradizione ma perché il suo uso offre vantaggi innegabili:
il primo pregio è l’alto rapporto fra consumo di energia e efficienza di riscaldamento della persona.
Per questo motivo, l’uso del kotatsu non è relegato alle case tradizionali, in cui l’aria entra ed esce dalle fessure fra i fusuma e gli shōji, ma anche nelle case moderne;
il secondo pregio è che attorno al kotatsu ruota la vita sociale della famiglia così come avveniva, una volta, attorno all’irori.
È un caldo ritrovo per guardare insieme la televisione, per bere un tè, per leggere un libro semi sdraiati.
Il kotatsu è la piazza in cui la famiglia si ritrova.
A chiunque viene, almeno una volta, la tentazione di dormire sotto al kotatsu, ma non è conveniente in quanto il tavolo è basso e c’è il pericolo di sbattere contro il radiatore e bruciarsi. Inoltre ci si riscalda troppo con il rischio di prendersi un raffreddore quando si esce nella stanza.
I gatti, invece, dormono felici sotto al kotatsu. Anche loro hanno capito che è una coccola!
Breve storia del kotatsu
Il primo kotatsu elettrico fece comparsa nel 1957, commercializzato da Toshiba. Prima d’allora il calore era ottenuto con delle compresse di carbonella (mametan 豆たん) che venivano chiuse in un cassetto posto nella stessa posizione in cui oggi c’è il radiatore, oppure direttamente sul pavimento.
Pare che il mametan sia venduto ancora oggi.


In tempi più antichi, la carbonella veniva messa in bracieri fatti kawara (il materiale usato per le tegole dei tetti) che venivano posti all’interno di un telaio di legno a torretta e ricoperti infine con il tessuto.
I due kotatsu in figura vennero usati dall’inizio del secolo 1600 fino al 1947 circa.
Bracieri più sofisticati (anzengotatsu, kotatsu sicuro) comparvero nel periodo Taishō (1912-1926) ed erano a giroscopio in modo tale che il carbone non si rovesciasse qualora fossero colpiti con un piede.
Entrambi i bracieri, infatti, venivano usati anche per scaldare il futon (il materasso).


Si pensa che il primo kotatsu venne fatto mettendo un telaio attorno a un irori a cui era aggiunto un piano di legno per non fare diffondere il calore verso l’alto.
Secondariamente, il tutto fu ricoperto con un drappo in cotone.
Per riscaldare un maggiore volume d’aria, l’irori venne affossato rispetto al piano dei tatami, dando origine all’horigotatsu.
Tutto ciò avvenne in ambiente urbano e determinò la divisione fra il focolare per cucinare e quello per scaldarsi. In ambiente rurale, l’irori rimase scoperto per molto più tempo.
Nel post sulle case rurali del Giappone puoi leggere di più sulle caratteristiche e la funzione dell’irori


Sarebbe perfetto anche per me che sono sempre super freddolosa. Bellissimo oggetto, non lo conoscevo affatto. ありがとうございます per avermelo fatto conoscere.
Confermo il tuo commento: bellissimo oggetto! Nasconde però un’insidia e cioè invita alla pigrizia.
Interessante davvero! Avrei bisogno di un kotatsu qui a Londra! Ci puoi mettere sopra il computer e lavorare al calduccio 🙂
È proprio una manna, il kotatsu, anche se talvolta si rischia di surriscaldarsi