Le katane e i coltelli del Giappone sono rinomati in tutto il mondo per la qualità del loro acciaio.
Tale qualità, la si deve alla materia prima, hagane, che viene prodotta esclusivamente con un metodo tradizionale del Giappone, noto con il termine di tatara.
Il metodo della tatara prevede la fusione di sabbia ferrosa a stretto contatto con carbone.
Proprio questo contatto fisico permette la produzione di acciaio a concentrazione di carbonio alta e quindi molto duro.
Ancora oggi le katane, per potere essere approvate dall’Associazione nazionale per la protezione dell’arte delle katane, devono essere prodotte a partire da hagane.
Per tutto il XIX secolo e fino alla seconda decade del XX secolo, la tatara fu la forza trainante dell’economia siderurgica del Giappone.
Dalle montagne di Izumo (attuale Shimane), Tottori e Okayama dipese la totalità della produzione nazionale di tamahagane (hagane in blocco).
Questa forza si estinse quando la tatara divenne economicamente svantaggiosa rispetto ai metodi di purificazione occidentali e quando il ferro venne importato dall’estero a prezzo relativamente modico.
Tuttavia, durante la seconda guerra mondiale il disperato bisogno di ferro trovò risposta temporanea nel metodo tradizionale della tatara.

La tatara avveniva in edifici forniti di mantici e fornace detti takadono e intorno al takadono sorgevano interi villaggi (sannai) in cui vi erano gli edifici amministrativi, le case dei lavoratori e talvolta anche quelle dei ricchissimi padroni dell’attività.
Sannai, pertanto, erano delle vere e proprie comunità isolate fra boschi e montagne e munite di proprie leggi.
A fianco del sannai nacquero templi in cui pregare, miti, danze, feste (matsuri) e tradizioni che sono pervenuti fino ai nostri giorni e costituiscono un importante eredità culturale.
Delle migliaia di takadono disseminati nelle zone montuose delle regioni di Shimane, Tottori e Okayama solo uno è pervenuto ai nostri giorni: il takadono Sugaya .

In questo post troverai:
Come veniva estratto il ferro con il metodo della tatara
Il microcosmo sociale intorno alla tatara
Cosa significa la parola tatara
La tatara è il processo di estrazione del ferro tipico del Giappone a partire da sabbia ferrosa. Ma il termine tatara viene usato anche per indicare l’edificio in cui si svolge la tatara (takadono) o l’apparato per la tatara (fornace e mantici).
Alla sua origine, la parola pare indicasse i mantici utilizzati per mantenere la combustione.

A proposito di mantici, chi di voi ha visto il film “Mononoke no hime” di Hayao Miyazaki conosce la città del ferro dove uomini e donne azionavano con i piedi i grossi mantici a pedana (tenbin fuigo) della tatara.
Come veniva estratto il ferro con il metodo tradizionale della tatara

La sabbia ferrosa, veniva prodotta per frantumazione delle rocce e parzialmente purificata da altro materiale roccioso per sedimentazione frazionata attraverso canali di circa 36 cm di larghezza. I canali, in discesa lungo le montagne, erano percorsi da un flusso d’acqua regolato da linee di sbarramento.
Questo metodo si chiama kanna-nagashi.
La sabbia ferrosa veniva portata al takadono e introdotta in una vasca di argilla e stratificata con carbone.
Acceso il fuoco, carbone e sabbia di ferro venivano aggiunti in tempi e quantità determinati in modo da mantenere costantemente la temperatura di fusione critica.
Il momento in cui mettere il carbone e la quantità di carbone da aggiungere erano determinati empiricamente osservando il colore e la vivacità della fiamma e determinavano la qualità del prodotto finale. Erano pertanto sotto la diretta supervisione di un lavoratore altamente specializzato. Alla fine del processo la fornace veniva smantellata e ricostruita.

La combustione avveniva per tre giorni ed era mantenuta attraverso l’azione di due mantici, che soffiavano aria in un sistema di tubi direttamente attaccati alla fornace (come si vede nella foto di apertura fatta nel takadono di Sugaya).
I mantici in un primo tempo erano azionati con i piedi e infine vennero attivati da un sistema di turbine collegate all’acqua dei fiumi.

Alla fine del processo di estrazione erano state usate circa 13 tonnellate di carbone e ottenute circa tre tonellate di un materiale ferroso non omogeneo di cui solo il 20% era costituito dalla preziosissima tamahagane. Il resto veniva separato in base alla qualità e venduto per fare utensili di ogni tipo.

L’estrazione del ferro con il metodo della tatara comportava ampie conoscenze pratiche e costruttive del takadono, della fornace e delle sue fondamenta.
Le fondamenta della fornace erano molto complesse e profonde una decina di metri. Avevano canali di drenaggio, zone con ghiaia, altre con terra, argilla rossa, carbone, palizzate di legno. Il tutto per garantire un ambiente anidro e impedire la dispersione del calore nel sottosuolo.
Il microcosmo sociale attorno alla tatara

Attorno alla tatara sorgeva il sannai, con la sua gente, le sue feste e le sue leggi. La tatara dava lavoro per tutto l’anno, anche se fatta in inverno. Vi lavoravano estrattori, gente che si occupava della deforestazione e del ripristino delle foreste, gente che produceva il carbone, fabbri, trasportatori.
Attorno alla tatara ruotava un microcosmo in cui le risorse naturali erano sfruttate in modo semi-sostenibile. Le foreste venivano abbattute per produrre il carbone che alimentava la fornace e nuovi alberi venivano piantati per le generazioni seguenti.
Le montagne venivano consumate e sostituite da campi di riso che sfamavano i villaggi.
Il paesaggio della zona di Shimane e Tottori è caratterizzato ancora oggi da risaie a terrazzata, nate dall’opera di sbancamento e dal trasporto della sabbia a valle. Purtroppo, e da qui nasce la mia scelta di scrivere semi-sostenibile, il metodo di trasporto del materiale attraverso la kanna-nagashi produceva accumulo di sabbia a valle rovinando l’ecosistema e favorendo le inondazioni.
La tatara oggi
Oggi l’estrazione del ferro con il metodo della tatara, nel mondo avviene ufficialmente solo nella regione di Shimane. Poichè hagane è il solo possibile materiale per fare le katane, la Società per la preservazione dell’arte delle katane Giapponesi supporta la tatara in collaborazione con Hitachi nello stabilimento Nitto-ho. La tatara si svolge una volta all’anno.
La famiglia Tanabe, discendente dei padroni di numerosi takadono in passato, da due anni organizza una tatara in media scala con visitatori a pagamento (Tanabe-kei tatarabuki). Questa attività fa parte di un progetto globale di valorizzazione del territorio e di divulgazione culturale per mantenere intatta la tradizione e passarla alle generazioni future. Nel negozio Tassen-do di proprietà della famiglia Tanabe, si vendono oggetti unici costruiti con il ferro della tsuddetta tatara.
Inoltre, più volte all’anno si allestiscono fornaci in miniatura che servono per fare dimostrazioni a scopo educativo. Piccole tatara vengono fatte a uso personale dagli artigiani che producono Katane.
Articolo molto interessante 😊
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