L’equinozio in Giappone non è solo un fatto astronomico

Questo post approfondisce il periodo attorno al giorno dell’equinozio di primavera e di autunno in Giappone: un periodo dedicato al culto dei morti.
Vedremo il significato, i fiori dell’Higan, higanbana, e i suoi dolci, botanmochi e ohagi.

In Giappone, gli equinozi di primavera e d’autunno non sono solo dei fenomeni naturali in cui la notte e il giorno hanno la stessa durata e il sole nasce e tramonta esattamente a Est e a Ovest, rispettivamente.
Gli equinozi in Giappone sono il giorno centrale di un periodo di sette giorni dedicati al culto dei morti: l’ohigan.

Fra i due Ohigan, quello primaverile è il principale. Infatti, se non specificato, per higan s’intende quello primaverile, mentre l’higan autunnale viene detto l’higan che viene dopo oppure l’higan autunnale.

Se sei interessato al culto dei morti in estate leggi l’articolo sull’ obon.

ohagi

Il dolce che più comunemente si offre alle anime dei defunti nel periodo dell’higan è un panetto di riso non glutinoso (mochi) avvolto in ankō oppure infarinato con kinako dolce. La copertura con anko è quella piu’ tradizionale.

Questo dolce prende due nomi diversi in primavera e in autunno in relazione al fiore di stagione: botan, la peonia in primavera e, in autunno, hagi (si pronuncia haghi), Lespedeza cyrtobotrya, una pianta appartenente alla famiglia delle leguminose, dai piccoli fiori rosa carico, gentili.

Un tempo, c’erano delle piccole differenze fra il dolce fatto in autunno e quello di primavera. I dolci preparati in autunno (ohagi) utilizzavano fagioli azuki appena colti. La loro buccia, tenera, era pestata grossolanamente a formare una pasta detta tsubu an. Con questa pasta si rivestiva il riso.

I dolci primaverili (botan-mochi), invece, utilizzavano fagioli che l’inverno aveva indurito e pertanto occorreva eliminare le bucce e ridurli in polpa vellutata, koshi an. Riassumendo i due tipi di dolci differivano per le caratteristiche del rivestimento esterno.

In realtà, oggi, grazie alle moderne tecniche di conservazione è possibile gustare ohagi con entrambe le caratteristiche durante tutto l’anno e pertanto la differenza fra botan-mochi e ohagi ha senso relativo.

Manjushage, più conosciuti come Higanbana (Lycoris radiata) fioriscono a metà settembre proprio in concomitanza dell’ohigan d’autunno. In Italiano si chiamano gigli del ragno rosso.

Proprio perché sono in piena fioritura nel periodo dell’ohigan, questi fiori sono associati al culto dei morti e non vengono regalati o usati per adornare la casa.
Adornano, invece, le tombe, ma la mia impressione è che non siano utilizzati quanto i crisantemi nel giorno dei morti, in Italia.

Sono fiori composti e dal colore rosso intenso ma ne esiste una variante bianca meno comune. Popolano in particolare i terrapieni che fungono da divisori lungo le risaie.

In autunno, le piante di riso, ormai giunte a maturazione e mosse dal vento, formano un mare cangiante fra il verde e il giallo intenso.
I forti contrasti cromatici del paesaggio autunnale mi riportano ai paesaggi italiani dove il giallo dei campi di grano contrasta con le macchie rosse dei papaveri .

La ragione per cui gli higanbana sono piantati in abbondanza lungo le risaie è da ricercare nel carattere velenoso dei loro tuberi, che tiene lontani topi e altri animali dal riso, ma non tutti!

Dal punto di vista climatico, i giorni degli equinozi sono un punto di svolta: il freddo lascia il posto ai primi tepori primaverili mentre, in autunno, il caldo rovente e l’umidità dell’estate hanno lasciato il posto a temperature più miti.  

暑さ寒さ彼岸まで (atsusa, samusa, higan made) recita un popolare detto Giapponese

Caldo e freddo fino a Higan. 

Niente è duraturo, tutto prima o poi muta. Occorre solo pazienza.

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